Il confronto in pieno campo di tre diversi percorsi agronomici effettuati dalle prove di Kverneland Group Academy 2019 (vedi articolo precedente) sul mais da granella, ha permesso di valutare in maniera finalmente molto analitica e precisa come cambiano i costi dell’agricoltore.
Sappiamo con certezza che le aziende agricole dotate di un sistema di analisi e controllo dei costi siano ben poche e proprio per questo è importante la nostra analisi così dettagliata, per sollecitare gli imprenditori agricoli a una gestione più moderna della loro impresa.
Solo così facendo potranno valutare finalmente con cognizione di causa se un’innovazione può davvero portare beneficio al conto economico dell’impresa.
L’equipe economica guidata dal prof. Angelo Frascarelli dell’Università di Perugia nell’ambito di Kverneland Group Academy ha analizzato i seguenti costi per ciascuno dei percorsi agronomici applicati (aratura, minima lavorazione e strip-till) con e senza l’applicazione dei sistemi di precisione (guida automatica, eliminazione delle sovrapposizioni con il GEOSPREAD e dosi variabili di sementi e concimi):
Prima di analizzare i costi ripartiamo dai risultati relativi al reddito netto, che vede al primo posto la minima lavorazione 1 con dose variabile del seme e dose fissa del concime e al secondo posto lo strip-till 1 con dose variabile del seme e dose fissa del concime. Molto distanziato il reddito netto della lavorazione tradizionale cioè aratura ed erpicatura.
La tabella relativa ai costi variabili consente di fare alcune considerazioni pratiche importanti:
Questa tabella è molto indicativa per quanto riguarda il costo del lavoro, che normalmente l’agricoltore non considera mai nei suoi conti.
Come si vede, passando dalla lavorazione tradizionale alla minima e allo strip-till il costo del lavoro scende da 49-51 euro/ha (aratura) a 25-28 euro/ha (minima) fino a 18-19 euro/ha (strip-till).
Questo dato conferma anche che le minime lavorazioni implicano un effetto molto positivo anche sulla tempestività degli interventi, diminuendo i passaggi in campo e consentendo di sfruttare al meglio le poche finestre utili per lavorare bene.
Questa tabella offre un quadro d’insieme del costo d’uso delle macchine, sfatando la ricorrente critica di molti secondo la quale l’innovazione tecnologica aumenta i costi in meccanizzazione.
Se si fanno i conti, risulta esattamente il contrario.
Se prendiamo la prima voce ("ammortamenti"), vediamo come passando dalla tradizionale aratura alla minima e allo strip arriviamo a dimezzare i costi. Per non parlare dei risparmi che si ottengono in tutte le altre voci.
Questo secondo anno di prove pratiche in pieno campo conferma le conclusioni dello scorso anno su mais e frumento foraggero: solo applicando insieme le minime lavorazioni e i sistemi di precisione possiamo puntare alla massimizzazione del reddito.
Dunque chi continua a non voler innovare lascia in campo la metà della redditività.